Come ci si saluta in India ... e nelle lezioni di Yoga

Silvia Mazzamurro

23 apr 2025

Come ci si saluta in India ... e nelle lezioni di Yoga

L'India è un Paese sconfinato, un mosaico vibrante e millenario di tradizioni. Questa varietà si riflette anche nelle innumerevoli modalità di saluto, usate anche durante le lezioni di Yoga. 

Appena arrivati all’aeroporto di Nuova Delhi la voce dell’altoparlante ci accoglie con un deciso “Namaskar!”, letteralmente “mi inchino alla tua esistenza”. Non ci è difficile ricondurlo a una formula di saluto, praticando da anni Surya Namaskara, il Saluto al Sole.

Tuttavia è una forma di saluto particolarmente reverenziale e meno diffusa del più famoso “Namaste”, che deriva dalle parole sanscrite namah, “mi inchino”, e “te”, che sta per “a te”. “Mi inchino a te” è quindi la traduzione letterale ed esprime il riconoscimento e il rispetto dell’anima di chi si ha davanti

La risposta più adatta è salutare allo stesso modo: pronunciare “Namaste” e, volendo, unire le mani di fronte al petto e chinando il capo, in modo da riconoscere e omaggiare, di nostra volta, il divino presente nell’altra persona. In questo modo pratichiamo namaskāra mudrā (mudrā del saluto). Le mudrā sono gesti, spesso delle mani, sigilli energetici, con cui l’energia viene incanalata). Quando vogliamo portare particolare rispetto, le mani si congiungono all’altezza del mento o della fronte.

E’ un gesto di profondo rispetto e connessione spirituale con l’altro e, dato che il divino è presente fuori e dentro di noi, con l’intero Universo.

Per questa sua natura spiccatamente spirituale, è un saluto ampiamente usato nello Yoga. Namaste aiuta a coltivare umiltà e ad accrescere la consapevolezza della presenza del divino in ogni forma di vita, contribuendo a sviluppare un senso profondo di pace e armonia interiore.

In Rajasthan ci si saluta anche con la formula “Ram Ram sa”. Ram è uno dei nomi di Viṣṇu, dio della conservazione e del mantenimento dell’ordine cosmico, uno degli dei della Trimurti (la Trinità), insieme a Brahma e Shiva. Rama, protagonista del famosissimo poema epico Ramayana, è considerato uno degli avatara di Viṣṇu sulla terra.

Anche Kṛṣṇa, che ritroviamo nella Bhagavadgītā, poema epico di immenso valore per i praticanti Yoga, è considerato avatara di Viṣṇu e i suoi devoti si salutano con le formule “Hare Krishna” o “Jay Shri Krishna”. 

Più praticati negli ambienti dello Yoga abbiamo anche:

Om Shanti”, che richiama la pace: Om è il mantra primordiale, la vibrazione da cui è scaturito l’intero Universo; Shanti significa pace. Spesso viene utilizzato in formula di mantra e ripetuto tre volte al termine della lezione, per invocare la pace nel corpo, nelle parole e nella mente, in altre parole, nell’interezza dell’Essere del praticante.

Hari Om” è una formula di saluto e contemporaneamente un mantra di guarigione. Hari infatti è ciò che porta via i dolori e le sofferenze, ma anche le impurità che si producono da atteggiamenti non corretti. 

La declinazione “Hari Om tat sat” è spesso usata al termine delle lezioni di Yoga per indicare che una pratica è terminata e salutare. Tat sat significa “Quella è la Verità”, così il mantra risuona come un promemoria che ci ricorda cos’è davvero importante, ossia ciò che è eterno, puro e autentico. Ripetere Hari Om Tat Sat aiuta a lasciar andare ciò che non serve più e a vivere con più consapevolezza, lasciando spazio dentro di noi a una profonda sensazione di pace e connessione con l’Universo.

Ogni zona dell’India, ogni tradizione e scuola di Yoga utilizzano una formula di saluto piuttosto che un’altra…non ti far sopraffare dalla confusione…semplicemente abbandonati al flusso!

E tu conosci altri modi per salutare legati alle tradizioni dell'India o dello Yoga? Se sì, sono curiosa...scrivimi!



Come ci si saluta in India ... e nelle lezioni di Yoga

Silvia Mazzamurro

23 apr 2025

Come ci si saluta in India ... e nelle lezioni di Yoga

L'India è un Paese sconfinato, un mosaico vibrante e millenario di tradizioni. Questa varietà si riflette anche nelle innumerevoli modalità di saluto, usate anche durante le lezioni di Yoga. 

Appena arrivati all’aeroporto di Nuova Delhi la voce dell’altoparlante ci accoglie con un deciso “Namaskar!”, letteralmente “mi inchino alla tua esistenza”. Non ci è difficile ricondurlo a una formula di saluto, praticando da anni Surya Namaskara, il Saluto al Sole.

Tuttavia è una forma di saluto particolarmente reverenziale e meno diffusa del più famoso “Namaste”, che deriva dalle parole sanscrite namah, “mi inchino”, e “te”, che sta per “a te”. “Mi inchino a te” è quindi la traduzione letterale ed esprime il riconoscimento e il rispetto dell’anima di chi si ha davanti

La risposta più adatta è salutare allo stesso modo: pronunciare “Namaste” e, volendo, unire le mani di fronte al petto e chinando il capo, in modo da riconoscere e omaggiare, di nostra volta, il divino presente nell’altra persona. In questo modo pratichiamo namaskāra mudrā (mudrā del saluto). Le mudrā sono gesti, spesso delle mani, sigilli energetici, con cui l’energia viene incanalata). Quando vogliamo portare particolare rispetto, le mani si congiungono all’altezza del mento o della fronte.

E’ un gesto di profondo rispetto e connessione spirituale con l’altro e, dato che il divino è presente fuori e dentro di noi, con l’intero Universo.

Per questa sua natura spiccatamente spirituale, è un saluto ampiamente usato nello Yoga. Namaste aiuta a coltivare umiltà e ad accrescere la consapevolezza della presenza del divino in ogni forma di vita, contribuendo a sviluppare un senso profondo di pace e armonia interiore.

In Rajasthan ci si saluta anche con la formula “Ram Ram sa”. Ram è uno dei nomi di Viṣṇu, dio della conservazione e del mantenimento dell’ordine cosmico, uno degli dei della Trimurti (la Trinità), insieme a Brahma e Shiva. Rama, protagonista del famosissimo poema epico Ramayana, è considerato uno degli avatara di Viṣṇu sulla terra.

Anche Kṛṣṇa, che ritroviamo nella Bhagavadgītā, poema epico di immenso valore per i praticanti Yoga, è considerato avatara di Viṣṇu e i suoi devoti si salutano con le formule “Hare Krishna” o “Jay Shri Krishna”. 

Più praticati negli ambienti dello Yoga abbiamo anche:

Om Shanti”, che richiama la pace: Om è il mantra primordiale, la vibrazione da cui è scaturito l’intero Universo; Shanti significa pace. Spesso viene utilizzato in formula di mantra e ripetuto tre volte al termine della lezione, per invocare la pace nel corpo, nelle parole e nella mente, in altre parole, nell’interezza dell’Essere del praticante.

Hari Om” è una formula di saluto e contemporaneamente un mantra di guarigione. Hari infatti è ciò che porta via i dolori e le sofferenze, ma anche le impurità che si producono da atteggiamenti non corretti. 

La declinazione “Hari Om tat sat” è spesso usata al termine delle lezioni di Yoga per indicare che una pratica è terminata e salutare. Tat sat significa “Quella è la Verità”, così il mantra risuona come un promemoria che ci ricorda cos’è davvero importante, ossia ciò che è eterno, puro e autentico. Ripetere Hari Om Tat Sat aiuta a lasciar andare ciò che non serve più e a vivere con più consapevolezza, lasciando spazio dentro di noi a una profonda sensazione di pace e connessione con l’Universo.

Ogni zona dell’India, ogni tradizione e scuola di Yoga utilizzano una formula di saluto piuttosto che un’altra…non ti far sopraffare dalla confusione…semplicemente abbandonati al flusso!

E tu conosci altri modi per salutare legati alle tradizioni dell'India o dello Yoga? Se sì, sono curiosa...scrivimi!